GLI INTERVENTI INTEGRALI DELLA TAVOLA ROTONDA
MARCO BERTOLUZZO, DIRETTORE CONSORZIO SOCIO-ASSISTENZIALE ALBA-LANGHE-ROERO
Il Consorzio Socio-Assistenziale Alba-Langhe-Roero governa il sistema locale degli interventi sociali per i 64 Comuni che vi hanno affidato la missione di “promuovere il benessere della persona dando valore all’accoglienza e all’ascolto dei suoi bisogni, alla sussidiarietà e alla prevenzione del disagio sociale sul territorio”. Che cosa fa, dunque, concretamente?
Il Consorzio, su delega dei Comuni, offre alle persone che “viaggiano a una velocità diversa” dalla stragrande maggioranza dei cittadini, un percorso di accompagnamento nel tentativo di affrontare e risolvere le loro problematiche. Alle persone disabili, opportunità e risorse, perché non restino imprigionate nelle loro difficoltà di movimento e rischino quindi isolamento e solitudine (attraverso percorsi di autonomia, centri diurni, laboratori, progetti mirati, …). Alle persone anziane e ai familiari, proviamo a proporre qualcosa che renda più sopportabile l’invecchiamento e sostenga il più possibile la permanenza presso il proprio domicilio. Alle famiglie in difficoltà, possiamo offrire un aiuto temporaneo per uscire da momenti difficili che si possono incontrare anche inaspettatamente (supporto nell’educazione dei figli, sostegno con il Centro Famiglie, assistenza economica, …).
I servizi per le persone disabili, sostanzialmente, sono affidati in toto alla vostra gestione. Quali sono le vostre proposte in questo senso e quali i servizi che offrite per supportare le persone disabili nel raggiungimento della piena autonomia?
Il tema della disabilità coinvolge non solo il socio-assistenziale, ma anche il sanitario. La presa in carico infatti viene concordata in una commissione composta da operatori dei due servizi. Occorre precisare che nel tempo le richieste delle famiglie sono variate: da una richiesta di semplice assistenza si è passati a un’idea di co-progettazione per il benessere, per il miglioramento della qualità della vita, per l’autonomia e per l’indipendenza. Cerchiamo allora di lavorare in questa direzione: offrire luoghi, tempi, occasioni di incontro, di sperimentazione, di valorizzazione delle risorse personali e di gruppo.
Gli inserimenti attraverso cooperative di tipo B consentono anche alle persone in situazioni di fragilità di trovare un lavoro, all’interno di un percorso protetto. Che valore ha una possibilità del genere, anche nell’ottica di un recupero della dignità della persona?
Sono importantissimi, anzi: indispensabili. La Cooperativa Insieme, in questi anni, ha offerto una grande disponibilità. L’esperienza di lavoro, oltre a riempire giornate che rischierebbero di essere vuote, stimola l’intraprendenza, offre possibilità di contatto con altre persone, rafforza l’autostima, genera relazioni, restituisce dignità, riconosce valore. Dobbiamo esser grati e sentirci coinvolti, come territorio, in questa scommessa che permette di realizzare dei sogni.
ELISA BOSCHIAZZO, ASSESSORE AI SERVIZI SOCIALI DEL COMUNE DI ALBA
Cosa fa il Comune di Alba nell’ambito della disabilità e della fragilità? Quali sono le politiche messe in campo, per tutto ciò che non viene demandato al Consorzio Socio-Assistenziale?
Nell’ambito della disabilità Il Comune di Alba interviene con le assistenti all’autonomia, inserite a sostegno dei bambini disabili. Questo servizio è rivolto alle scuole dell’infanzia, primaria e secondaria di 1° grado. A questo, si affianca il servizio mensa, per il quale i bambini sono esenti dal pagamento. Un altro servizio erogato a minorenni e maggiorenni affetti da vari tipi di disabilità è la tessera di libera circolazione, che permette di usufruire gratuitamente di tutti i servizi di trasporto regionale urbano ed extraurbano.
Sarebbe possibile immaginare di appaltare servizi a una cooperativa sociale, quali – ad esempio – la pulizia di spazi pubblici (come il Parco Tanaro) o apertura/chiusura della biblioteca civica?
Il Comune di Alba appalta attualmente alcuni servizi a cooperative Sociali di tipo B per favorire l’inserimento di soggetti svantaggiati. Ad oggi, sono affidati a cooperative di questo tipo i servizi di chiusura e apertura dei centri d’incontro comunali, la pulizia e la sorveglianza del nostro asilo comunale e dell’Istituto civico musicale. Un altro aspetto importante è costituito dagli inserimenti socializzanti: in forza di una convenzione tra Comune e Consorzio abbiamo attualmente 6 inserimenti di Percorsi di Attivazione Sociale Sostenibile (PASS). Per ogni individuo il Consorzio individua un progetto all’interno degli enti ospitanti, remunerando il servizio prestato con borse lavoro: oggi sono inseriti nel nido, nelle opere pubbliche, nei centri sportivi, nelle aree verdi.
Un’attività che funge quasi da ammortizzatore sociale è quella portata avanti dai negozi GIRA E RIGIRA di Alba e Bra: da un lato si dà lavoro a persone svantaggiate e si alimenta una rete di riuso, limitando gli sprechi e riducendo la quantità di rifiuti, dall’altro si offre quasi un servizio di centro di ascolto, accogliendo persone in difficoltà. Tutto questo, garantendo la dignità a chi usufruisce del servizio, perché gli abiti non vengono regalati, ma ceduti a un prezzo simbolico. Qual è l’esperienza del Comune rispetto alle realtà di via Santa Barbara e viale Risorgimento?
L’attività di Gira e Rigira è sicuramente una realtà che ha saputo crescere nel tempo grazie a scopi precisi e fondamentali quali creare lavoro per persone svantaggiate, limitare gli spechi riducendo la quantità dei rifiuti, distribuire indumenti a persone con varie difficoltà a prezzi vantaggiosi, creando un vero punto d’incontro per le persone. Mi piace ricordare anche il progetto “Riscarpa”, in collaborazione con le scuole, per sensibilizzare i giovani evitando che le scarpe vengano gettate nei rifiuti indifferenziati, trasformando così il rifiuto in risorsa. Un plauso, quindi, alla Cooperativa Insieme per l’attività di Gira e Rigira e per la sensibilità che ha avuto e che ha tuttora verso le persone più “deboli” e per il rispetto verso l’ambiente.
S.E. MONS. MARCO BRUNETTI, VESCOVO DI ALBA
Meno di un mese fa, a Rodello, è stata presentata ufficialmente la Fondazione dei Santi Lorenzo e Teobaldo, il nuovo ente istituito dalla Diocesi di Alba a supporto di tutte le iniziative diocesane nel campo della salute, che ha nella propria mission quella del “prendersi cura”. Che cosa significa, per lei, prendersi cura?
Prendersi cura significa farsi carico e condividere un percorso, un cammino con chi è in difficoltà ed è fragile sul piano della salute o sociale. Questo, tuttavia, non va vissuto in modo individuale, ma comunitario: è un’intera comunità che deve farsi carico. Ecco il senso della Fondazione diocesana dei Santi Lorenzo e Teobaldo, che è un esempio concreto del prendersi cura ed è espressione di una chiesa, di una comunità intera.
I valori del cattolicesimo sociale sono molto radicati in questa Diocesi, che ha visto diversi suoi sacerdoti impegnarsi in questo senso. Don Bussi, don Michele Do, don Valentino… Forse non tutti ricordando che anche don Stella fu tra i fondatori della Cooperativa Insieme, 30 anni fa. Qual è l’impegno della Chiesa, oggi, verso le persone fragili?
Credo che potremmo scrivere la storia della nostra diocesi percorrendo il filone della carità che ha caratterizzato il percorso storico della nostra Chiesa Albese. Vescovi, sacerdoti e laici, soprattutto nello scorso secolo, fino a oggi si sono impegnati per le persone deboli e fragili, in particolare per i bambini e gli anziani. Oggi questo impegno deve continuare con forme nuove e la Fondazione è una di queste. Vorrei però ricordare che proprio la scorsa settimana ho firmato un accordo con l’ASL CN 2 per il progetto “L’infermiere di comunità in parrocchia”, per una presenza territoriale in sinergia con l’ASL. Anche la formazione degli operatori sanitari e pastorali in campo etico e sociale è un modo concreto di prendersi cura delle persone fragili. Penso per esempio al gioco d’azzardo, che porta a situazioni di dipendenza disastrose per la persona e per le famiglie, argomento del quale il nostro ufficio pastorale della salute si occuperà vista l’incidenza negativa sul nostro territorio. In ultimo, non dimentichiamo il lavoro della Caritas e delle associazioni a essa correlate in ambito sociale: centri di ascolto, mensa, dormitorio, accoglienza, …
Attivi nella Cooperativa Insieme ci sono oltre cento volontari che aiutano persone in difficoltà a esprimersi al massimo della loro autonomia e a stare bene. Uno dei valori più alti per i cristiani, nonché una delle virtù teologali, è la carità, cioè l’amore per il prossimo. Semplificando, possiamo dire che una bella espressione di carità è quella di chi fa volontariato, offrendo il proprio tempo per curarsi degli altri?
Quest’anno ho scritto e consegnato alla diocesi la mia seconda lettera pastorale sul tema della carità dal titolo “Va e anche tu fa così”, ispirandomi alla parabola del Buon Samaritano. Nella lettera a un certo punto scrivo che occorre un cambiamento: dal dare a “farsi dono”, che è molto più coinvolgente. I volontari credo siano in questa linea e rappresentano quel Buon Samaritano di cui si parla nel Vangelo. Il volontariato rappresenta quel di più necessario per umanizzare ogni tipo di assistenza e accoglienza, esprimendo un imperativo categorico che è l’amare l’altro come se stessi. I volontari nel campo sociale e della salute, purché siano formati e motivati, rappresentano una forza e una risorsa irrinunciabile.
ALESSANDRO DURANDO, PRESIDENTE CONFCOOPERATIVE CUNEO
Proprio quest’anno Confcooperative festeggia i 100 anni dalla fondazione, celebrando un traguardo importante, come quello raggiunto oggi dalla Cooperativa Insieme. Cosa lega Confcooperative alla Cooperativa Insieme, e – ampliando l’orizzonte – di cosa si occupa l’associazione di cui lei è presidente per la provincia di Cuneo?
Il rapporto con la nostra organizzazione è storico e fatto di scambi costruttivi. In primo luogo nella direzione di una più piena rappresentanza del mondo della cooperazione sociale per creare l’ecosistema più idoneo in cui farla crescere e favorire collaborazioni intersettoriali. Confcooperative Cuneo costruisce e cura relazioni e ponti con vari interlocutori istituzionali e privati per promuovere e tutelare la realtà delle proprie associate. Ad esempio, in questa fase ci stiamo confrontando con gli enti pubblici per il riconoscimento del nuovo aumento contrattuale. Nello specifico, la Cooperativa Insieme ha avuto e ha tuttora figure di primo piano che sono state presenti negli organi di indirizzo della nostra organizzazione. È la cooperativa Insieme che, più determinata di altre, ha aperto il fronte della cooperazione sociale “mista”, a oggetto plurimo, cioè che ha al proprio interno sia attività di servizio alla persona (vedi il Centro diurno) che di inserimento lavorativo, funzionalmente integrate anche se separate da un punto di vista amministrativo. Un percorso che ha poi ottenuto il riconoscimento regionale e nazionale. Non è un caso che sia una esperienza pioneristica nata prima della stessa legge istitutiva, la 381 del 1991. La sua storia è emblematica per capire come è nata la cooperazione sociale. Oggi inoltre la supportiamo anche sui servizi fiscali e contabili, rispetto a una forma di impresa che richiede competenze specifiche relative all’andamento economico, finanziario, patrimoniale. Il tutto poi si completa con la costante informazione sui cambiamenti in atto della normativa sul lato societario, aziendale e all’organizzazione di eventi formativi di evoluzione del settore e del welfare. Rappresentanza, tutela, sostegno e sviluppo aziendale, formazione: sono i cardini di Confcooperative Cuneo e Nazionale, che da oltre 100 anni portiamo avanti con determinazione.
Uno dei principi cardine per Confcooperative, nonché uno degli elementi emersi nell’intervento del dott. Colleoni, è quello del mutualismo. In cosa consiste e in quale modo declinate questo principio?
Lì dove emerge un bisogno condiviso che mette in atto una risposta collaborativa, fatta da persone che autonomamente e volontariamente si uniscono attraverso una logica partecipativa e democratica, una testa e un voto, abbiamo una esperienza mutualistica. Quando questo avviene attraverso la creazione di una impresa a proprietà comune abbiamo la cooperazione. È una storia che ha più di 150 anni, che in Italia ha oggi una presenza significativa. Sono associate a Confcooperative nazionale oltre 18.500 cooperative (500.000 occupati, 3 milioni di soci), 1.000 in Piemonte, circa 300 a Cuneo. È presente in una pluralità di settori. Il territorio albese ben esprime questa forza e questo pluralismo: oltre alla cooperazione sociale, nel credito cooperativo, nelle cantine sociali, nella produzione lavoro. Il sistema cooperativo rappresenta in Italia, nel suo insieme, l’8% del Pil. Una presenza viva e capace ancora di innovazione, dando risposto nuove. Si pensi alla esperienza delle cooperative di comunità in territori più marginali, valorizzando le risorse dormienti, o alle imprese rigenerate, le working buy out, attraverso la cooperazione, quando il rischio di chiusura di una impresa viene superato grazie alla risposta mutualistica dei lavoratori coinvolti. Il mutualismo e il fare cooperazione rappresentano un valore aggiunto significativo in più direzioni, sul piano economico e civile: tendono a responsabilizzare le persone, innescano dei processi dal basso, radicati nel territorio, danno risposte a problemi impegnativi che singole persone e singole imprese non potrebbero affrontare. Aiutano a cogliere il nesso tra l’economico e il sociale. Favoriscono una maggiore coesione sociale, sviluppano processi di partecipazione che promuovono e rafforzano una cultura democratica più complessiva. Una risorsa preziosa che non ha ancora sviluppato tutte le sue potenzialità. Del resto, nel mondo imprenditoriale più attento e illuminato molti tratti tipici del cooperare sono diventati comuni: la centralità della persona, l’attenzione al territorio, al come si produce e al come si distribuisce la ricchezza prodotta. Pensiamo anche alle esperienze del “coworking”, un modello lavorativo dove i giovani utilizzano ambienti condivisi per fare impresa, dove lo scambio diventa essenziale. Una finalizzazione di impresa non più centrata solo sul profitto, ma circolare e attenta a tutti gli interlocutori coinvolti nel processo produttivo fuori e dentro l’impresa. Il cooperare, nelle forme più diverse, è il modo di competere del futuro.
Ragioniamo sul tema del lavoro. La cooperazione sociale di tipo B porta un grande contributo in questo senso: viene da sé la necessità di valorizzarla e promuoverla sempre più, anche perché la situazione delle cooperative di inserimento lavorativo è molto diversificata. A fianco di esperienze dai risultati estremamente positivi, esistono realtà che fanno fatica a sostenersi… Cosa si sta facendo e cosa altro si può fare per continuare a far vivere le cooperative di tipo B?
Il creare lavoro è la vera sfida per tutti. L’esperienza del lavoro rappresenta la forma di partecipazione sociale più estesa, dove ognuno dà il proprio contributo alla società. Rafforza la propria identità e autonomia per costruire dei progetti di vita. È per questo che è importante trovare forme di accesso all’esperienza lavorativa diversificate, che sappiano diventare un’opportunità per tutti. La cooperativa sociale di inserimento lavorativo si colloca in questa direzione come uno strumento prezioso, in quanto raccoglie la sfida del dare lavoro a chi fa più fatica. I dati provinciali sono evidenti: su 100 cooperative sociali cuneesi, 45 operano nell’inserimento lavorativo, 1.100 persone coinvolte, 400 soggetti “svantaggiati” occupati, senza contare i soci volontari. Persone che vivono un’esperienza lavorativa reale e non simulata, pagano le tasse, garantiscono introiti fiscali allo Stato superiori al trattamento agevolativo sul fronte previdenziale, come oramai più di una ricerca evidenzia. Ma, soprattutto, quello che conta, stanno meglio. Oltre alla disponibilità di questi contesti lavorativi a coinvolgere tirocinanti e stagisti in numero non indifferente. Percorsi sia di stabilizzazione, il diventare soci, e/o di transizione, verso la collocazione in altre imprese. Come dimostra la stessa Cooperativa Insieme. Si tratta di interventi veri e propri di “politica attiva” – io dico – a costo “zero”. Ora, sicuramente, non poche di queste imprese di valore hanno la necessità di irrobustirsi sul fronte imprenditoriale, perché coniugare esigenze di mercato e risposte sociali è impegnativo. Ma nel contempo è necessario una scelta di campo pubblica più decisa a sostenerle nel loro sviluppo senza sconti, naturalmente sulla qualità del lavoro realizzato. Gli strumenti per fare questo non mancano. La contrattualistica pubblica prevede attenzioni specifiche nell’acquisto di servizi e forniture alle imprese (tutte, non solo quelle sociali) che coinvolgono soggetti svantaggiati. La stessa Regione Piemonte ha dato indicazioni agli enti pubblici di destinare il 5% delle loro forniture, attraverso strumenti negoziali trasparenti, a queste imprese. Un intento positivo che stenta a tradursi in realtà. Il tutto è ancora legato a politici o funzionari illuminati. Così vi sono spazi di rapporto più forte tra cooperative di inserimento lavorativo e imprese profit. L’art. 14 della legge Biagi, e il suo regolamento attuativo 279 del 2003, consente alle imprese profit che hanno difficoltà ad assolvere l’obbligo dell’assunzione dei soggetti disabili di affrontare tale nodo assegnando commesse a cooperative di inserimento lavorativo. È stata firmata in Regione una convenzione sul punto tra le forze imprenditoriali e sindacali per dare operatività alla norma. Dopo un ritardo di oltre 15 anni, ci auguriamo che si possa realizzare una sperimentazione costruttiva. Creare lavoro e offrire percorsi formativi reali sono gli strumenti che dobbiamo mettere in campo per favorire una piena occupazione. Su questo occorrono investimenti per generare effetti moltiplicatori, più che offrire un reddito senza prospettive.
LUIGI GENESIO ICARDI, ASSESSORE SANITÀ REGIONE PIEMONTE
Che cosa fa, oggi, la Regione per sostenere le cooperative?
Le cooperative sono molto importanti e il mondo del privato no profit ricopre un ruolo strategico. La cooperazione sta ormai partecipando da tempo alla gestione del sistema sanitario, mettendo a disposizione ambulatori specialistici, strutture residenziali ad alta intensità sanitaria, reti di medici di medicina generale e di farmacie territoriali, e da qualche anno ha avviato un proprio sistema mutualistico dedicato alla sanità integrativa, che ha l’ambizione di mettersi nel tempo a disposizione anche delle comunità locali. Per parte nostra, la Regione Piemonte sempre più intende collaborare, co-programmare e coprogettare, organizzando un tavolo per la Cooperazione. Qualcosa di concreto, insomma, per valorizzare l’apporto delle cooperative sociali al nostro sistema sanitario, che è particolarmente importante e costituisce un’integrazione non indifferente a quanto fatto dal servizio sanitario regionale.
Quali sono le possibilità di intervento dell’ente Regione nell’ambito delle sanità e dei servizi per i disabili?
La Regione spende ogni anno 8,5 miliardi di euro, che assorbono quindi buona parte del bilancio, dedicandole alla Sanità. Eroghiamo contributi alle diverse ASL e ai Consorzi per attività al di fuori dei livelli di assistenza essenziali. In più ci stiamo impegnando per garantire livelli di collaborazione sempre più stretti tra Sanità e Sociale, ritenendo sia un elemento vincente che produce risparmi di spesa e un generale miglioramento dei servizi. Spesso i problemi sanitari derivano da carenze socioassistenziali e viceversa: integrare l’approccio, quindi, per affrontare insieme i problemi è la strada giusta da imboccare.
Quanto è importante il supporto delle associazioni di volontariato per supplire alle carenze di un sistema pubblico i cui fondi sono sempre più limitati, quando da Roma arrivano sempre meno risorse in Piemonte?
Il mondo del volontariato è vitale, per noi. Pensate solo ai trasporti in ambulanza o al 118, gestiti da servizi di volontariato. Pensate ai donatori di sangue, pensate alle migliaia di persone che dedicano il loro tempo libero ad altre persone, traendone un reciproco arricchimento, impegnandosi nell’offrire il proprio supporto, come avviene per la Cooperativa Insieme. Senza volontari saremmo in grandissima difficoltà… Il volontariato ha un alto valore etico, morale ed economico di primissimo piano ed è determinante per l’erogazione dei servizi.